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      XIII
     
      In questo tempo, il conte parve più sopportabile in casa; ma ciò potè dipendere da un nuovo vizio datogli fuori: il vizio dell'ambizione. - Presentato a corte, desiderò di essere qualche cosa, di esser fatto ciambellano, di aver decorazioni, di aver titolo di duca come il Litta, di esser fatto consigliere di Stato. E, a quest'intento, perchè quando una passione l'invadeva, ei le si dedicava corpo ed anima, si accostò al vicerè, e fu il suo lecca-zampa più fedele, più obbediente e più vile. Indovinando le voglie di lui, spesso, con impudenza codarda, fu il suo manutengolo in tresche amorose; spesso, e ciò con maggior danno del prossimo, o riferendo il vero che non poteva piacere al vicerè, o inventando cose compromettenti, con ingegno diabolicamente astuto mise in gravissimi imbarazzi conoscenti e amici. Ma il vicerè se lo adoperava, lo disprezzava anche, e non gli concesse mai nulla di ciò che con insistenza domandava; laonde nel 1814 il conte B...i se gli voltò contro, e sebbene respinto dai galantuomini, nondimeno, scaltro com'era e matricolato nella simulazione, riuscì a ingraziarsi al partito italico.
      Nella famosa giornata del Prina, a rendersi accetto al popolaccio inferocito, fisse e rifisse nel cadavere sfigurato il puntale dell'ombrello. Ritornati gli Austriaci, fu presto ai pranzi di Bellegarde; poscia alle feste di corte, quando vennero il vicerè e la viceregina. Nel tempo stesso però aveva fatto di tutto per aver parte nella congiura militare del 15; continuava a infastidire con proteste di devozione gli uomini del partito italico.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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