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      Il diavolo insomma era rientrato in casa Gentili, nascosto sotto la sottana del suo gran nemico Opizzoni. È difficile immaginare le vessazioni assidue che quei due santi fecero soffrire alla loro figliuola. Una mattina la madre la prese alle strette, perchè confessasse se mai avesse un altro amante: Stefania rispose di no; e alle repliche materne protestò e giurò, per finire a piangere come una disperata. Nel frattempo monsignore tornò più volte in casa Gentili. I genitori parlarono sempre in nome della figliuola; e questa sentì una mattina che monsignore tutto beatificato: - «Ah son ben contento, esclamò, ch'ella sia felice d'accettar la mano di colui.» Il conte B...i ebbe così il permesso d'andarle in casa. E i modi di lui, siccome aveva dell'ingegno ed era educatissimo ed ipocritissimo, furono così cortesi ed anche così ameni e disinvolti che, per la prima volta, Stefania si sentì alquanto placata e risolse di dir di sì, anche per fuggire le domestiche torture, e benchè non le paresse vero di dover sposare un uomo la cui bocca, allorchè s'apriva, presentava il desolante spettacolo dei troppo felici esperimenti dell'in allora celebrato dentista Bonella.
      I parenti di Stefania che, finchè durò l'opposizione di essa, avean sentito in fondo alla coscienza certe fitte intermittenti di rimorso, pur nell'esaltazione e nel dispetto che provavano nel trovare la figliuola tanto indocile e nella certezza di far l'uso il più legittimo della potestà paterna; assaporarono l'ebbrezza di una felicità non mai provata prima, nel vedere che finalmente non solo ell'erasi piegata al loro desiderio, ma pareva anche contenta: onde diede lor fuori un amor paterno e materno così sviscerato che le prodigarono ogni sorta di carezze, di gentilezze, di delicatezze.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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