Verso le ore sei arrivarono, preceduti dal giallo battistrada, i due tiri a sei vicereali, il che se, pel momento, produsse una sosta nella agitata faccenda della cucina e della cantina, accrebbe il movimento e il fracasso del pubblico accorso, e non mancarono, pur troppo, i battimani prolungati all'entrare delle loro Altezze Imperiali nel locale della slitta. Vi fu, com'è naturale, qualche faccia pesta, qualche costa indolenzita, allorchè i curiosi pretesero tutti di vedere dappresso la viceregina ad assidersi nel calessino della slitta, ed a fare i suoi cinque o sei giri in pochi minuti. Possiamo assicurare che la viceregina ebbe un successo di fanatismo anche perchè era una bellissima donna, più alta di una Patagona, e perchè forse nella rapida discesa, squarciando il vento, permise che le candide gonne, alzandosi in barocchi svolazzi, lasciassero vedere un pajo di gambe dense e poderose, di quelle che di solito non sembrano concesse alle Altezze Imperiali. Non mai artista, nè cantante, nè ballerino o cavalcatore, nemmeno la Malibran, nemmeno la Elssler, nemmeno Miss Ella, fecero girar la testa al pubblico, affrontando tutte le difficoltà dell'arte e il pericolo di rompersi il collo, come la viceregina sedendo comodissimamente in slitta.
Qualunque straniero, di quelli che non stancano gli occhi sui giornali e non tengon dietro alle politiche altalene, se si fosse trovato allora in Milano raggirato nel vortice di quella baraonda, avrebbe dovuto dire che l'età dell'oro era tornata fra noi; che i sudditi italiani andavano in amore per i sovrani tedeschi; che questi non avevano a temere più nulla; che il barometro della storia assicurava un sereno dei più costanti; che una specie di beatitudine asinesca aveva avvolto nella sua tepida atmosfera tutta la nostra popolazione.
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