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      Ma, per sua fortuna, col tramontare del classicismo carnale, allora era già incominciata la moda delle faccie languenti; la sua poi era di quelle che non son sempre eguali; la mobilità dello spirito e le varie impressioni l'alteravano in un momento. I pensieri si vedevano a passare tutti su di essa, come le nubi sul cielo. - Codeste alterazioni erano tali e sì forti, che in certi istanti il suo volto, tanto era lo spostamento e la battaglia dei muscoli, poteva persino parer brutto, per lo meno disgustoso. Se però una subita gioja lo esaltava, s'egli animavasi in qualche disputa gentile, se trovavasi al contatto di una persona cara, se una musica agitante gli metteva il tumulto nel sangue, tosto pareva che gli si togliesse dinanzi come un velo cupo; tutta la sua fisonomia si esilarava, le linee quasi sgominate ripigliavan di tratto il loro posto regolare; gli occhi mandavano lampi ed esercitavano un tal fascino, che quanti lo vedevano e lo ascoltavano, si animavan seco.
      Codesta eccitabilità, che alterava sì facilmente il suo aspetto, alterava e modificava, com'è naturale, anche le manifestazioni della sua mente e dell'animo suo.
      Talvolta era chiuso, taciturno, triste, timido, circospetto; talvolta ilare, espansivo, loquace, epigrammatico, imperterrito. Talora il suo ingegno era riflessivo, preciso, misurato come la geometria: più spesso traboccante, disordinato, concitato, pieno di voli audaci come la poesia lirica. Impressionabile qual era al pari di un barometro, riceveva e riteneva tenacemente in sè le impronte di tutte le parvenze anche fuggevolissime del mondo oggettivo.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507