«Val più, egli solea dire, la corrente elettrica messa in movimento in tutti i teatri dei due mondi dalla musica poderosa di Rossini, che quella eccitata dalla pila di Volta.
«Colla scienza arida e sola, l'umanità rimane sempre infelice; soltanto per mezzo dell'arte può avere dei quarti d'ora passabili.»
Riferendo questi suoi detti, non crediamo di metterci la nostra firma; intendiamo soltanto a mostrare che strana tempra di giovane era il nostro Giunio.
Essendosi trovato più volte in compagnia di Ugo Foscolo, quando questi, al pari di tanti altri, sebbene indarno, aveva fatto la corte a donna Paolina, la sua fantasia adolescente era stata scossa e penetrata dalla fiera e generosa misantropia di colui. Però, fosse che l'indole sua lo avesse portato spontaneamente a pensare come Foscolo, o un po' di vanità giovanile lo avesse spinto ad ostentar d'imitarlo, abborriva romanamente ogni sorta di tirannide; sentiva un'avversione invincibile per l'invadente autorità, fosse pur quella che deriva dalla superiorità dell'ingegno. Degli uomini, in generale, avea disistima e sgomento, salvo i pochissimi che gli paressero egregi; questi poi amava con entusiasmo e con efficacia operosa, e credeva con ciò di confortarli ed ajutarli, e di stringersi ad essi quasi in lega di mutua difesa contro all'attentato dell'universalità.
Allorchè gli pareva che uno fosse buonissimo, lo frequentava con intimità, fosse il falegname, fosse il calzolajo, segnatamente se mostrava d'avere abbondanza d'ingegno naturale: chè l'ingegno spontaneo e il vergine buon senso anteponeva a qualunque dottrina.
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