Però le fece molte domande; tra le altre, se pensava ad accasarsi; al che la madre rispose tosto di sì, parlando in luogo della figlia, come le madri fan sempre, e additando nel tempo stesso il futuro sposo Alberico B...i, ch'era lì presente. La viceregina diede dall'alto al basso una rapida occhiata a colui, e a' segni manifesti ne rimase disgustata, quasi sdegnata. Non disse nulla però, quantunque fosse vivacissima e balda, e, ad onta della educazione principesca, ancora in quell'età che si lascia trasportare alle imprudenze. Ma, fosse che anch'ella avesse dovuto, per obbedire ai regi parenti, sposare un marito che, quantunque grande, grosso e sano, non erale mai entrato in fantasia, e perciò le venisse agevole il sospetto che alla povera fanciulla si facesse forza; fosse che il conte Alberico le riuscisse in ispecial modo antipatico per istintivo presentimento, il fatto sta che, accostando il labbro all'orecchio della giovinetta, le domandò s'ell'era contenta di quello sposo.
La viceregina aveva sempre a' fianchi il marito arciduca, che, stando alla stregua del volgo, era un bell'uomo dal lato della salute e del trabucco. Grande, florido, robusto, con un volto in cui la fisonomia caratteristica della dinastia lorenese aveva trovato il modo di ridurre alla maggior possibile regolarità le sue forme; l'ogivale della sua faccia non era così eccezionalmente oblungo come quello di Francesco I; il labbro inferiore non era sì grosso come quello di tutti gli altri arciduchi fratelli; ma questa regolarità era tutta a spese dell'intelletto e dello spirito; egli era un uomo semplice e melenso; piacendogli assai quella sua giovane sposa, alta, bella, rigogliosa, vivace, si compiaceva a far da testimonio a tutto quello che ella faceva, anche allorquando uscisse dalla misura che l'etichetta impone alle Altezze Imperiali.
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