Due uomini s'accostarono al Bichinkommer, e lo trassero in disparte:
- Ci sono, gli dissero ad una voce.
- Chi?
- La Falchi e l'avvocato, ma sono in compagnia di molti altri.
- Son venuti a piedi o in carrozza?
- In carrozza.
- Dei socj chi č con voi?
- Il Milesi, che č disposto a fracassarli a stangate. Il Paltumi, che non puō pių dalla smania di pigliare a schiaffi quella sfacciata pu... L'Inverningo, il Carulli, il Besozzo, ciascuno dei quali val per tre e per quattro.
- Le stangate e gli schiaffi bisogna tenerli in serbo. Altre occasioni non mancheranno; quel che oggi pių importa č di aver l'avvocatessa tra le mani.
I due che parlavano col Bichinkommer erano nientemeno che quel vetturale Giosuč Bernacchi, che in un momento di esaltazione encefalica, provocata in lui dalle messaliniche promesse della Falchi, aveva tentato di assassinare il maresciallino Visconti, ed era stato sė fortunato, che la perizia medica, involandolo alla forca, lo aveva fatto passare al manicomio della Senavra. L'altro era il capomastro Granzini, che nella notte successiva all'eccidio del ministro Prina aveva avuto quel misterioso alterco coll'avvocatessa nella medesima sua casa.
Costoro appartenevano alla Compagnia della Teppa, e in diverse occasioni quando il tema s'era offerto spontaneo, parlando col Bichinkommer, gli manifestarono tutte quelle cose che credettero di non tacere relativamente all'avvocato Falchi e sua moglie. Sopratutto espressero il desiderio di vendicarsi di lei. Il Bernacchi disse i fatti come stavano; ma il Granzini, capomastro, diventato appaltatore e ricco, non disse che quanto gli accomodava.
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