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      Il notajo da qualche tempo giaceva malato in una sua villa presso Varese, e il Bichinkommer approfittò anche di questa occasione per colorir meglio il proprio disegno; del qual disegno egli non fece parte a nessuno, nemmeno al Baroggi; fido al vetusto adagio:
     
      Non lo saprai perchè son solo.
     
      Ei sapeva assai bene che quelle lettere a suo tempo sarebbero state disconfessate dall'Agudio; ma pensava anche che cento inattese combinazioni potevan sorgere dalla comparsa di esse; che gli aventi interesse alla perpetrata frode, sgomentati dall'apparente confessione del notajo, potevano essere indotti a fare una confessione sostanziale e decisiva; che, infine, la perizia calligrafica avrebbe dovuto penar molto per trovar il modo di dar ragione al notajo, quando questi, chiamato in giudizio, avesse sconfessate quelle lettere, anche colla formalità del giuramento.
      Non si può negare che un tal piano di battaglia era degno dell'astuzia di Annibale e di Napoleone, colla differenza, che accresce sempre più in loro confronto il merito del Bichinkommer, che cioè questi lavorava in segreto e alla sordina, senza pretesa nè di fama nè di gloria, ma pel solo desiderio di fare il vantaggio di un altro, senza che quest'altro potesse nemmen ringraziarlo; per l'intento ancor più nobile di tentar che la giustizia, svincolata dagli ostacoli, dalle insidie e dai trabocchetti dei tristi, potesse finalmente avere il suo libero corso; e nel pericolo, sebben lontano e improbabile, ma che stava pur sempre nella sfera del possibile, di essere condannato per falsario, se, per circostanze fatali, l'opera sua avesse mai potuto venire scoperta.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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