Il fiacre del vetturale Bernacchi era gią fermo fuori della porta; e un altro fiacre fu mandato ad aspettare sul bastione per il caso che d'improvviso si dovesse cambiare il piano di battaglia. Presso alla carrozza della Falchi, a conveniente distanza, stavano quelli fra i compagnoni della Teppa ch'erano men noti al pubblico. Altri s'eran recati a bere ad un'osterietta posta allo sbocco della strada di circonvallazione, e che serviva di succursale al Monte Tabor, quando questo minacciava di lasciar morire di sete la folla soverchiante. Il Granzini capo mastro passeggiava sul bastione a dritta, il Bernacchi sul bastione a sinistra della porta. Il Bichinkommer, col cappello sugli occhi, teneva tutto nel dominio del proprio sguardo, lasciandosi sospingere e respingere dalla folla, come uno di quei ceppi del lago, a cui fan capo le reti, e che vengon di continuo sobbalzati dall'onda. A misura che i signori proprietari delle carrozze uscivan dall'osteria, i cocchieri, avvisati dal noto fischio delle livree che ricevevan l'ordine dai padroni, facevano avanzare i cavalli. In quel momento adunque l'ordine delle file non poteva essere molto rispettato. E venne anche la volta del phaėton di casa Falchi. Il jockey venne chiamato. Questi d'un tratto fu al suo posto. Il Bichinkommer, colto a volo quell'istante, s'era recato presso al cavallo che doveva portare il jockey, e intanto che questo, messo il pič sinistro nella staffa, colla gamba dritta girava la sella, per mettervisi a sedere, ei gl'intromise di volo l'involto del fegato insanguinato, senza che colui nč altri se ne avvedessero.
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