- Non vi comprendo, e non so nulla.
- Si tratta dunque di far sapere a tutti quello che voi dite d'ignorare.
- E noi la giudicheremo e la condanneremo, esclamò il barone con voce profonda e con gravità ostentata.
- Conoscete voi, entrò allora a parlare il Bichinkommer, conoscete voi il notajo Agudio?
- Non lo conosco.
- Voi lo conoscete, e sapete anche in qual modo si comperarono da lui delle carte preziose, a danno di una povera famiglia, e a vantaggio di un ricco potente.
- Io non so nulla.
- Allora si troverà il modo di farvi confessare la verità, vostro malgrado.
- E noi la giudicheremo e la condanneremo, concluse il barone, caricando la profondità della voce e mettendo fuori le parole come se fossero una formola tremenda della Santa-Vehme.
La notte era profonda; i fanali dei fiacres, portati a mano da quattro socj della Teppa, rischiaravano lugubremente quella scena. La Falchi pareva la Lucrezia Borgia nel famoso sestetto dell'opera di Donizetti.
Ma la varietà del finale del sestetto consistette in ciò, che la Falchi venne condotta in una gran sala terrena tutta illuminata, dove alcune belle donne, mostranti tutt'altro che allegria, sedevano in mezzo a dodici mostruosissimi nani. Ed ora narreremo la storia dei nani.
Una notte s'impegnò un vivissimo alterco tra alcuni soci della Teppa e un nano assai noto nella via dei Pennacchiari, soprannominato el nan Gasgiott, il quale lavorava a far fiori artificiali. Apparteneva esso alla specie superlativa di que' nani che, nel dialetto milanese, con vocabolo intraducibile, si chiamano besios: forti di salute, tarchiati di spalle, presuntuosi e maneschi, e che diventan feroci se alcuno ha l'audacia di arrischiar qualche critica sul sistema delle loro gambe.
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