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      Per questa condizione di cose, i disordini vennero ad aggravarsi ed a moltiplicarsi sempre più. Quasi tutta la gioventù di Milano, quella eziandio che era portata alla vita ragionevole e tranquilla, trovò opportuno di aggregarsi alla Compagnia della Teppa, se non foss'altro, per essere rispettata dai colleghi prepotenti; laonde sempre più vennero a mancare i difensori alle persone oltraggiate. Una tale comodità imbaldanzì ad affrontar imprese d'un ordine più pericoloso e più alto; si pensò a maltrattare anche persone distinte; si concertarono vendette d'ogni genere, contro uomini e donne della classe ricca e patrizia; se non che, per fortuna, la famigerata compagnia, in questo medesimo eccesso, venne a trovare il germe della propria distruzione. E un fatto curioso è da notare, che negli ultimi mesi della sua vita, per insinuazione dei migliori, tra' quali il Bichinkommer, essendosi voluto assegnare qualche scopo utile alle imprese bizzarre e violenti, e quasi tentar di giustificare col fine l'iniquità dei mezzi, questa per avventura fu la causa principalissima che le diede il tracollo, perchè avendo essa preso di mira alcuni uomini tristi e potenti, incontrò in essi quella reazione valida e distruttrice che non trovò mai nel tribolare il prossimo innocente e tranquillo. Tra le ultime imprese bizzarre e comiche, ma nel tempo stesso violenti e turpi, quella che abbiamo incominciato a raccontare fu probabilmente la più efficace ad accelerare il suo termine; e fu precisamente allora che si adoperarono i mezzi più strani ed iniqui coll'intento di fare la giustizia più generosa.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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