La notte molle, il cielo stellato, la musica incantevole eseguita con amore speciale, l'attenzione religiosa di un intero popolo di dilettanti entusiasti, tutto concorse a rendere straordinaria e solenne quella festa del genio, la quale era nel tempo stesso la festa dell'addio; chè Rossini doveva fra poco lasciar la Francia.
Giunio Baroggi, che dimorava a Parigi da qualche tempo, trovavasi compreso tra quella folla, insieme co' suoi amici di Parigi e d'Italia. Vi era Nodier, Ingres, Halévy, Marliani, Suardi. Dopo la serenata si recarono tutti al caffè Tortoni. - Com'è naturale, il discorso cadde sull'arte e su Rossini e sull'Italia. Halévy sosteneva che il Guglielmo Tell era il capolavoro di Rossini, e che se questi non avesse dimorato a lungo in Francia, il suo genio sarebbe rimasto incompleto.
Baroggi, esaltato dalla serenata, versava in uno stato eccezionale di vivacità, d'estro e di vena. - Si mise a parlare per rispondere ad Halévy ed agli altri:
- Non è possibile, ei disse, non dividere in gran parte la vostra opinione - il Guglielmo Tell è un serbatoio d'inesauribile arte e di scienza musicale, dove un'intera generazione di maestri potranno attingere la loro parte di melodia e d'armonia per acquistar fama e denaro; dove anche un maestro di scarsa levatura, in un momento di peritanza e di dubbio, potrà pigliarsi quello che farà pel caso suo, senza nemmeno parere un copista. Sì, io sono felice che codesta specie di Bibbia dell'arte musicale sia uscita dalla testa prodigiosa di Rossini; ma non sarò mai per sacrificarle il Mosè, dove il genio lampeggia di una luce ancora più abbagliante, abbagliante sì che par quasi eccedere la natura umana.
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