I teologi, senza pensare che altro è lo stato, altro la ragione, pretesero che le loro idee fossero norma a tutto l'universo.
- Ma, più che coi giuristi (disse il Baroggi), io l'ho coi teologi, i quali audacemente si misero a trattare quest'arduo e delicato argomento senza conoscerne la materia. Solitarj, senza famiglia, senza affetti, essi non seppero e non poterono contare la somma de' tormenti che portava seco il matrimonio indissolubile.
«Non è l'ordine domestico che predicano i teologi, ma l'assoluta tirannia. Non s'accorsero che, in quel modo che l'esservi il padrone in casa, non porta la conseguenza che i servi debbano star sempre sotto il suo dominio quando egli viola i diritti della servitù, così la donna, la moglie, che è qualche cosa più di un domestico, dovrebbe per lo meno essere costituita nei diritti di un servo volgare.
«Il contratto matrimoniale racchiude un impegno di protezione e d'obbedienza. Se il marito cessa di proteggere la moglie, questa dovrebbe essere dispensata dall'obbedire. Se la protezione si cangia in tirannia, non si dee condannar la donna ad essere perpetuamente la vittima.
«La coscienza respinge tra ira e pietà quella legge che riduce allo stato passivo di schiavitù quel sesso, a cui, attesa la debolezza e i bisogni, è necessaria la protezione della giustizia più che all'uomo, più forte e naturalmente soverchiatore. I teologi parlano delle donne come un sultano in mezzo al serraglio.
«Ma giacchè parliamo di teologi, che sono gli avversarj più ostinati del divorzio, io voglio per un momento mettermi nei loro panni, e far da teologo.
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Baroggi
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