La contessa, guardando il suo Giunio coll'espressione indefinita di un'anima innamorata che sente la più profonda gratitudine, gli strinse la mano.
- Or vedo che stai meglio.
- Sto meglio di fatto.
- E come si porta colui?
- Da qualche giorno sembra un po' ammansato; il dottor Broussais ebbe un lungo dialogo con lui; non so che cosa gli abbia detto, ma mi pare gli abbia messo qualche spavento nell'animo...
- Ammansato per un giorno o due, ritornerà presto, come di consueto, alle sue demenze omicide.
- Pur troppo!
- Dunque bisogna prendere un partito.
- Gli è un pezzo ch'è preso.
- Quale?
- Aspettar la morte.
- Ed è così che cerchi la via di consolarmi?
- Piuttosto che vivere d'inutili speranze, è meglio tener l'animo preparato.
- Se al tuo male non ci fosse un rimedio, avresti ragione di dir così; ma il rimedio c'è; e se tu lo rifiuti, ti fai rea di suicidio.
- E dunque?
- Dunque, dimmi se il tuo amore per me è sincero e profondo.
- Non farmi ridire quello che sai: sentire una affezione è un fatto irresistibile del cuore, che può essere perdonato; esprimerla, spiegarla, riposarvi sopra colle parole è un accrescere la colpa.
- Non parlare di colpa; e che cosa hai, da rimproverarti?
- Guarda al modo onde tutti quelli che passano ci guardano. La loro curiosità indiscreta e beffarda ti avvisa, che hanno già compreso quel che passa tra me e te. Pensa a quel che direbbero se sapessero chi sono io, chi sei tu... Spesso tu tenti di fare opposizione alle mie convinzioni religiose... Il mondo vuol le cose a modo suo, ed è più inesorabile dello stesso Iddio che punisce i peccatori coll'inferno.
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Giunio Broussais Iddio
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