È un'operazione che devi far tu, perchè così è chiusa ogni via al benché minimo sospetto; puoi andare da qualunque banchiere. - Addio, per ora; non puoi immaginarti la mia gioia... Riavrai la salute; sarai felice, meno infelice almanco.
XII
Stefania, sbalordita, confusa, commossa, si avviò a casa. Mille volte aveva pensato, che se fosse stata ricca, avrebbe potuto esser padrona di sè e ridursi a viver sola; ed ora che aveva in mano la facoltà di farlo, non sapeva come risolversi; non sapeva come dirlo al conte; le pareva che questi dovesse leggerle in volto ogni mistero, ogni segreto. Venne l'ora del pranzo..
Il conte e la contessa sedettero a tavola. È inutile dire che il conte da anni non aveva mai una parola cortese per lei. Nelle occorrenze quotidiane della casa, quando la necessità voleva che si parlassero, eran risposte tronche e acerbe per parte di lui, erano sguardi obliqui e severi. Sedettero adunque a tavola, la contessa taceva; il tumulto che aveva nell'animo le aveva colorite le guancie straordinariamente, ond'essa pareva tornata alla soave freschezza de' suoi diciott'anni. La leggiadria del suo volto e della sua figura era un incanto anche allorquando il pallore del patimento investiva le sue guancie; possiam dunque immaginare quel che dovesse parere con quelle rose ricomparse, sebben fittizie.
Il conte la guardò di sott'occhio, e la riguardò più volte:
- Che cos'hai oggi che sei così rossa? le disse. So che il principe Demidoff, che ha dieci milioni di rendita ed è un bel giovane, ti ha lodata.
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Demidoff
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