Una lezione voglio io oggi dar qui a tutti, e sia di me quello che vorrà essere.
E accostatosi a un caminetto su cui ardevano tre pezzi di legno, ne prese uno pel capo ancora intatto, e prima che alcuno sospettasse quel che fosse per fare, compresse la parte infuocata con violenza repentina nelle occhiaie del conte, che grugnì come una scrofa scuoiata; e cadde, abbandonato che fu dalla ferrea mano del Baroggi, ad arrotolarsi urlando sul pavimento.
Entrò in quella il dottor Broussais.
CONCLUSIONE
Venezia nel 1849. - La Germania e l'Italia. - Hegel e i suoi proseliti. - La scienza e il senso comune. - La camera di Winkelmann a Roma. - Un'iscrizione latina nel cimitero del Père Lachaise.
I
Nell'agosto dell'anno 1849, dimorando a Venezia, entrai una notte, in compagnia di alcuni amici, nell'osteria del Cavalletto. - V'erano là ufficiali di tutte le armi, costituenti il presidio di quella gloriosa e sventurata città, che, in que' giorni, stava dibattendosi tra la vita e la morte. V'erano Italiani di tutta Italia: Polacchi, Ungheresi, Dalmati, Greci, militanti per noi.
Venezia in que' dì offeriva uno spettacolo sublime insieme ed angoscioso. Milano era ricaduta sotto il gioco austriaco; Toscana erasi ridata al granduca; Roma, indarno difesa da Garibaldi, era stata occupata da Oudinot: Italia tutta era sommersa. - Venezia sola sporgeva ancora il capo dall'onda mugghiante, ma le braccia spossate più non potevan reggere contro all'impeto di essa.
In quell'osteria era incessante il fracassìo di chi andava e veniva, dei tanti che parlavano, dei camerieri che servivano e gridavano: a tutti i tavolini, pur fra tanta varietà di discorsi, campeggiava sempre il tema unico della patria in pericolo.
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