- La conveniente posizione politica che Manin era certissimo sarebbesi data a Venezia, gli ha fatto credere impossibile un lungo assedio; è per ciò se la marina non fu allestita in tempo; se l'esercito non fu bene organizzato; se la guardia civica non fu resa abbastanza numerosa; se le provvigioni da guerra non furono accumulate in tempo e in quantità sufficiente a sostenere l'assedio anche per qualche anno.
- E così, osservò il colonnello Belluzzi, di questa popolazione straordinaria nella costanza; dei soldati venuti da tutt'Italia, gloriosi per prove di coraggio uniche nella storia, non si trasse il vantaggio che certamente si sarebbe potuto; ed oggi le cose sono al tutto disperate.
Il colonnello parlava ancora, quando entrò a cercarmi il filologo e poeta Sternitz, prussiano, col quale io m'era stretto in amicizia; uomo di grande ingegno, di vasta dottrina e d'abitudini semplicissime, sebbene talvolta alquanto strane ed eccezionali. - Dimorava da anni a Venezia, ed era innamorato dell'Italia, della quale conosceva profondamente la letteratura, ed era iracondo verso i proprj compatrioti.
- E che fate qui, mi disse, con questa caldura che opprime? Usciamo all'aperto.
Io chiesi al colonnello Morandi s'ei voleva uscire.
- E si esca, ei mi rispose, con quel suo fare schietto e soldatesco.
Belluzzi e il signore vestito di nero uscirono del pari; e così tutt'insieme, collo Sternitz, il capitano De Luigi della legione lombarda, ed altri, ce ne andammo a passeggiare sul molo.
II
Io chiesi allora al Morandi, chi era quel signore vestito di nero.
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