- È un lombardo; io l'ho conosciuto prima a Parigi, poi in Atene; è un signore assai distinto, e si chiama Giunio Baroggi.
- Che? io esclamai commosso; io so la storia della sua vita; io conobbi un vecchio che fu amicissimo suo. Quasi glielo nominerei, ma non so che ben fare; non potete immaginarvi, colonnello, il vivo interesse che m'ha inspirato e m'inspira questo signore.
- Comportatevi con gran riguardo, mi disse allora il Morandi, perchè a toccargli certi tasti del suo passato, si riscuote tutto e si conturba e si sprofonda in una tristezza senza pari. In conseguenza d'un fatto orribile, è stato rinchiuso un anno nel manicomio di Parigi; e fu il celebre dottor Broussais che di tal modo lo ha salvato, facendolo passar per demente onde liberarlo da un processo criminale.
- So tutto, io dissi, e so anche che lo scellerato che egli punì abbruciandogli gli occhi, morì nel 1839.
- Nel '31 io vidi colui, affatto cieco, trascinarsi lento per le vie di Parigi, appoggiato a un servo.
- Un fatto orribile, ma fu anche una giustizia.
- Ad ogni modo, abbiate gran riguardo nel parlargli.
III
Passeggiando lungo il molo, i discorsi continuarono sempre sul medesimo tema di Venezia. - Si parlò dell'origine e del procedimento della sua rivoluzione; si parlò di Daniele Manin e di Tommaseo. - Il colonnello Morandi non aveva grande stima di Manin, ed essendo venuto a Venezia assai tardi, non conosceva i precedenti storici, e giudicava con troppa severità il popolo veneziano. - Su tal proposito udii il Baroggi a fare le seguenti osservazioni:
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