Rimane il quinto ed ultimo anno, e su questo chiedo il permesso d'intrattenermi un poco più a lungo. Le vicende di questo periodo della mia vita di collegio mi porgeranno occasione di dare un'idea generale del modo di educazione tenuta allora in Piemonte, e riusciranno di qualche interesse per quelli almeno de' miei lettori che conservano nella età matura il più prezioso dei doni, voglio dire la facoltà di ritornare qualche volta fanciulli, e di sentire per un po' di tempo fanciullescamente.
CAPITOLO II
S'introducono i personaggi del drammae si racconta la morte violenta di un passerotto
Quattro anni sono passati, e il ragazzetto del capitolo precedente è già divenuto un giovinetto di tredici anni, magro, pallido, piuttosto alto per la sua età, e che ha preso un posto molto onorevole, direi quasi importante, sebbene un po' incomodo, nella seconda camerata a cui appartiene.
Lo stato delle cose in quella camerata era molto triste, dura la sorte, varie le sofferenze per la maggior parte degli alunni, colpa principalmente il mal governo d'una bestia di prefetto, di cui parlerò più innanzi, ma specialmente colpa il sistema di sevizie, di rapina e di oppressione, vittoriosamente esercitato da una minoranza di quattro, che la facevano da padroni, strapazzando e trattando come negri diciassette loro compagni, la grande maggioranza della camerata.
Come, quando, e con quali mezzi questa abominevole tirannia si stabilisse, io non lo saprei dire. Solamente so che la trovai in pieno esercizio fin da quando entrai in quella camerata.
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Piemonte
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