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      Mi raffermai in questa risoluzione, che non volli confidare neanche ad Alfredo, con la lettura delle più energiche tragedie dell'Alfieri, e stetti frattanto aspettando la desiderata occasione con la freddezza di un vecchio romano.
      Ben presto un'occasione si presentò da ferire ancora più profondamente il mio amor proprio, ed aprirmi con le sue conseguenze una strada per conseguire lo scopo che mi ero prefisso.
     
     
     
      CAPITOLO III
     
     
      Il principe guadagna la sua giornata,
      ma io sciupo il suo trionfo
     
     
      In un giorno apportatore di lieti eventi un'ansiosa aspettazione aveva messo la febbre addosso a maestri e scolari, onde la solita quiete del collegio si era convertita in un movimento straordinario.
      Sua Maestà il re Carlo Felice, allora in Genova, si degnava di ricevere in quel giorno una deputazione del collegio, incaricata di umiliare ai piedi del trono i sentimenti di leale gratitudine e di devozione di tutto l'istituto per il suo augusto patrono. Questa deputazione doveva essere composta del Rettore, del Vicerettore e di cinque convittori, da scegliersi fra i primi delle cinque camerate, ed essere presentati a S. M. Quali dovessero esser costoro era tuttavia un mistero.
      Chi mai saranno?
      ognuno chiedeva a se stesso ed agli altri; e questa domanda era il soggetto di tutti i nostri discorsi. Il cuore di molti, se debbo argomentarlo dal mio, spesso batteva fitto fitto.
      Le opinioni della seconda camerata erano divise fra il principe e me, i due soli candidati possibili; quegli per i suoi titoli ed anche per qualche distinzione nella classe di rettorica, dovuta principalmente al favore del maestro, come pure ad una sua certa abilità di plagiario; io, come era naturale, per quei meriti stragrandi che ho già detti al lettore, e per le tre medaglie d'onore che mi fregiavano il petto.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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