E qual pena, in nome del cielo, potevate sentire per me?
domandò il principe con l'accento di un'amara sorpresa.
Il perché è naturalissimorisposi. "Supponete un poco che il re, invece delle notizie di papà e di mamà e cose simili, vi avesse fatto qualche domanda intorno ai vostri studi; vi avesse, per esempio, fatto un quesito di storia?".
Ebbene? Gli avrei risposto come chiunque altro
.
E appunto di questo io stavo in gran pensiero. Supponete che S. M. vi avesse interrogato sul numero delle unità aristoteliche di una tragedia, o chiesto quando e da chi fosse inventato il sonetto italiano, non vi sareste trovato in un brutto impiccio?
. Il principe fremeva di questa canzonatura, tanto più che non poteva negare la sua ignoranza in tali materie e si vergognava di confessarlo.
Voi però, se non mi sbaglio, non siete punto il mio esaminatoremi disse con ostentata dignità "perciò mi risparmio l'incomodo di provarvi il contrario".
Ebbene, dateci un'esatta definizione della poesia in generalerisposi io "e lasciamo stare tutto il resto".
In fede miaesclamò il principe, "non so capire perché ve l'allacciate tanto alta. Forse che dobbiamo prostrarci ai vostri piedi e adorare un genio nella vostra venerabile persona?".
Questo sarcasmo, accompagnato da una profonda riverenza d'umiltà beffarda, destò una risata generale.
Non è punto necessarioripigliai con sangue freddo "essere un genio per sapere qualche cosa più di voi".
Oh, in quanto a questo, son sempre buono pei pari vostrireplicò il principe; "ed io credo d'averne dato prova specialmente nella poesia".
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