Una battaglia con frecce di carta incomincia tra gl'interni e gli esterni, che siedono di fronte, mentre i rimanenti, che non hanno occupazione particolare, ciarlano e ridono, o altercano con la stessa libertà, come se il maestro non ci fosse. Il pover'uomo finge di non vedere né sentir nulla, finché il rumore copre addirittura la sua voce. "Ma zitti, signori" grida allora; "questa è una sconvenienza, e impedisce di sentire chi ha intenzione di stare attento. Pregai ieri e prego nuovamente oggi, che chiunque non ha voglia di ascoltare, si ritiri là a far conversazione" ed indica alcuni banchi in fondo della scuola. "Almeno quelli che sono studiosi e di buona volontà, e so che i più sono così, non saranno disturbati dal rumore". Non aveva finito di dirlo, che tutti gli scolari corrono al luogo indicato dei disturbatori. Non starò a ridire le risa e gli scherzi che accompagnarono questa emigrazione. L'infelice martire si coprì la faccia e si mise in atteggiamento di chi medita. Nessuno di noi pensava che piangesse a calde lacrime!
Ma le sue tribolazioni non dovevano ancora finire. Come la sete dell'ubbriaco non si spegne, ma s'accresce col bere, così con la indulgenza si attizza la smania dei giovani scapestrati a torturare.
Succede improvvisamente un profondo silenzio. Un certo Pigna, famoso per i giochi di mano, fa l'occhiolino ai compagni, e va modestamente verso il maestro con un gran libro in mano, richiamando la sua attenzione sopra un punto da lui additato, come per chiedere la spiegazione di una difficoltà. Gambediragno si piega sul libro, e il Pigna, colto il momento, mentre tiene colla sinistra il libro, con la destra tira improvvisamente sulla faccia del maestro una palla di carta a ciò preparata.
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Pigna Pigna
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