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      La pazienza del martire non ebbe più freno. Gli si fece livida la faccia, le labbra divennero convulse, gli occhi gli girarono ferocemente in cerca del colpevole. La tempesta cadde alfine sul capo d'un povero ragazzo che non se l'aspettava. Gambediragno, vedutolo ridere, gli si avventò addosso dalla cattedra e lo batté di santa ragione: "Non sono stato io" gridò la vittima; "è stato il Pigna". "Ce n'è anche per lui". Gambediragno si rivolge contro il Pigna, ma incontra una vigorosa resistenza. Da ogni parte si corre in aiuto del compagno, si rovesciano le panche, volano i libri, e la confusione è al colmo.
      Il P. Ministro ed uno dei prefetti, corsi al rumore, entrano nella scuola in quel critico momento ed a mala pena riescono a dividere i combattenti. Il maestro scappa con una metà meno dell'abito ed il Pigna insieme con un altro caporione sono condannati alla tavola di penitenza, una tavola giù in fondo al refettorio, dove non si mette altro che pane ed acqua.
     
     
     
      CAPITOLO V
     
     
      Come il secondo premio guarisceil principe dalle sue pretese nella poesia
     
     
      Tre ore dopo, quella stessa scuola che la mattina era stata la scena di così gran tumulto e ammutinamento presentava un aspetto assai diverso e molto più edificante.
      Gli scolari stavano curvi e in silenziosa attenzione sul proprio libro: tutto era ordine e compostezza. Solo poche parole si scambiavano a quando a quando, ma sottovoce e cautamente, non già per servile timore, che lì non si conosceva, ma per rispetto alle occupazioni del resto della classe.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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