In questo momento decisivo si levò un grido generale: "Il prefetto! il prefetto!" e una pioggia di nerbate, menate da un braccio vigoroso, cadeva egualmente sul principe e su me. L'argomento era così irresistibile, che ci alzammo di comune accordo, e così il combattimento ebbe fine. Ora vengono le recriminazioni. Alfredo e Federigo dichiaravano che io ero stato vincitore due volte: la prima perché il principe, contro i patti stabiliti, mi aveva dato il gambetto; la seconda, per il certo vantaggio che avevo sull'avversario, quando arrivò il prefetto. Anastasio e il Barilli sostenevano con altrettanto calore che l'accaduto non poteva imputarsi al principe, essendo stato un mero accidente involontario e che nessun giudizio poteva darsi sulla vittoria, perché il combattimento non era finito. Il principe, che aveva un aspetto assai deforme per la faccia e i capelli pieni di polvere, giurava per tutti gli Dei che il piede gli era sdrucciolato contro la sua volontà. Per terminare questa lite, che diveniva inutilmente sempre più aspra, ed anche per non aumentare la confusione del principe, che era al colmo, io facevo vista di menar buone tutte le sue giustificazioni, e per proposta di Anastasio, accettata da ambedue le parti, fu dichiarato, che, siccome la pugna era stata interrotta, così non potevasi dichiarare alcun vincitore; che però tanto dall'una quanto dall'altra parte erasi dato prova di forza e di valore.
Questa formula diplomatica lasciava intatta la generale convinzione che io realmente avessi avuto la meglio.
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Federigo Barilli Anastasio
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