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      Rimasi molto meravigliato di trovarmi non solamente ancora vivo, ma con la testa fredda e coi pensieri chiari; nulladimeno ero spaventato dal profondo silenzio e dalle tenebre che mi circondavano. Io già cominciavo a credere un sogno la voce da cui mi pareva essere stato chiamato, quando sentii chiamarmi di nuovo. Era la voce del principe.
      Saltai dal pagliericcio, e, andando tentoni, diedi di piglio alla seggiola e al tavolino per arrampicarmi alla finestra come uno scoiattolo.
      Dove diavolo siete?
      .
      Qui in prigione, proprio accanto alla vostra
      . Ho dimenticato di dire che alla sinistra della stanza, dove ero rinchiuso e sulla medesima parte, si trovavano parecchie altre celle allo stesso uso. "C'è nulla di nuovo nella camerata?" domandai ansiosamente. "Nulla di nuovo", rispose il principe. Sollevato finalmente per queste poche parole della gran pena che mi opprimeva, gli feci altre domande, profittando, per passare il tempo, del caso che mi aveva dato un compagno di pena.
      Sapevate che ero in prigione, avendomi voi chiamato?
      .
      Sì che lo sapevo. Ne dubitai, non vedendovi tornare, e per assicurarmene meglio, ne domandai al portiere, che finì col dirmi la verità
      .
      E perché vi hanno messo dentro in un'ora così tarda?
      .
      Perché, mentre s'andava al dormitorio, detti al prefetto dell'asino
      .
      Davvero, se non avete sulla coscienza altra bugia più grossa di questa, io vi do l'assoluzione plenaria. Ma per qual ragione gli deste dell'asino?
      .
      Proprio per una cosa da nulla. Il prefetto mi menò dal vice-rettore che volle gli chiedessi perdono; ed io glielo chiesi con queste parole: Signor prefetto, vi domando scusa se vi ho dato solamente dell'asino, perché voi siete, senza dubbio, e un asino e un buffone


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471