Con tutto il cuorerispose il principe sbadigliando; "ma confesso di non saperne un'acca di tali faccende. Conducete pur voi le cose; io ho piena fiducia nella vostra saggezza e nelle vostre intenzioni: vi seguirò in ogni vostro passo ciecamente e sempre".
Che cosa pensate del governo repubblicano?
domandai insistendo. "Sparta, Atene e Roma furono debitrici ad esso dei loro più splendidi giorni di gloria e di prosperità".
Io penso solamente questo, che qualunque cosa vorrete fare, sarà ben fatta: ecco su di ciò tutto il mio pensiero. Ma sento molto freddo: buona notte!
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Buona notte!
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Incoraggiato da una parte per la piena fiducia del principe, e deplorando dall'altra l'assoluta mancanza in lui di idee generali, mi gettai sul letto. Finalmente conclusi: Roma non fu fatta in un giorno e dopo ciò mi addormentai.
CAPITOLO VIII
Scoppio. Una lezione ai tiranni
La mattina seguente verso le dieci giunse l'ordine superiore di mettere in libertà il principe e me. Il mio ritorno nella camerata fu un vero trionfo. Come ho già detto, ero molto amato dai compagni per la mia pronta assistenza in qualunque lavoro difficile che avessero a fare; perciò, anche per questa sola ragione, la mia mancanza era una specie di comune calamità. Ma in quel momento i malcontenti, che erano molti e che sentivano come per istinto che io ero il loro capo, si rallegravano assai, come è naturale nel rivedermi in mezzo a loro. Da ogni parte erano congratulazioni e amichevoli strette di mano, che io prontamente ricambiavo.
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Atene Roma Roma
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