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      Le braccia e le gambe (e questa fu una trovata da maestro) erano nude, e le gambe ornate di strette strisce di pelle gialla che imitavano molto bene gli antichi sandali. L'elmo magnifico sulla nostra testa, e la spada che brandivamo, stonavano, è vero, un poco col resto del nostro pacifico abbigliamento; ma come potevamo noi resistere alla tentazione di tali arnesi, mentre intorno a noi non vedevamo che vesti splendenti d'argento e d'oro? Però come un correttivo di queste guerresche insegne, avevamo posto sui nostri elmi un ramoscello di ulivo e l'impugnatura delle spade era inghirlandata di foglie di quercia.
      Due bianchi vessilli, piantati a ciascun lato della lettiga, formavano sopra le nostre teste una specie di maestoso baldacchino. In uno era dipinto un fascio col motto in lettere d'oro: L'unione fa la forza; nell'altro due mani intrecciate con le parole: Repubblica, Fratellanza. I sei ragazzi, che chiudevano la processione, erano ragguardevoli per ricchezza di corazze d'oro e d'argento ed anche più per la verità dei loro ornamenti di testa, come berrette alla spagnuola con bende d'oro e bianche piume, cappelli guarniti di gallone dorato, elmetti, shakos, ecc. Alfredo specialmente, vestito di tutto punto da cavalleggero, con shakò rosso e spalline d'oro, con una grande spada in pugno, destava la generale ammirazione per dove passava.
      Quando il corteo ebbe finito il giro del cortile e fu tornato al punto in cui si era mosso, si fermò. Il carro trionfante dei consoli fu posato in terra, i littori si misero ritti a ciascun lato, e tutti gli altri fecero un semicerchio attorno al Comitato Supremo.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Repubblica Fratellanza Comitato Supremo