Il Padre Rettore, che si era accorto della tenera amicizia tra me ed Alfredo, aveva determinato di non separarci; per la quale gentile attenzione sentii nel mio cuore una profonda riconoscenza.
Questa promozione non poteva venire più a tempo, perché mi toglieva da una terribile difficoltà. Facemmo un fagotto dei libri e dei fogli, stringemmo la mano ai nostri vecchi compagni, e cinque minuti dopo eravamo alloggiati nella prima camerata, i giovani della quale ci ricevettero con manifesta cordialità e benevolenza.
CAPITOLO XI
S'introducono alcuni nuovi personaggi.
La prima divisione si ribella e la vince
Io ero molto contento e molto occupato. Oltre ai lavori giornalieri, dovevo prepararmi agli esami, che sarebbero stati fra un mese. Di più, dovevo scrivere una grande composizione in versi sciolti da essere recitata da me nella prossima distribuzione dei premi, e finire un gran disegno in lapis da esporsi nella stessa occasione. Aggiungasi a tutto questo che, per avere io un buon orecchio e una bella voce, ero stato scelto per tenore in una cantata a tre voci da eseguirsi in quella solennità. Perciò spendevo tutti i giorni una o due ore nello studiare la mia parte col maestro di musica, che me la faceva imparare a memoria, giacché non sapevo leggere le note.
In tali piacevoli occupazioni, in buona armonia coi miei compagni, col mio caro Alfredo al fianco, e dinanzi a me la prospettiva di una intera messe di premi, e con la certezza di lasciare tra poco il collegio, io propriamente non avevo nulla da desiderare, e guardavo il continuo agitarsi della seconda camerata con quello stesso sentimento di egoismo descritto dal poeta, di chi osserva dalla spiaggia una nave sbattuta in alto mare dalla tempesta.
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Padre Rettore Alfredo Alfredo
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