Pagina (121/471)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non seppi che rispondere, e per ciò rimasi silenzioso. Allora lo zio Giovanni volse il discorso sul mio ultimo successo e mi fece una mano di complimenti: "Ho letto" mi disse "con piacere il vostro inno alla Provvidenza, e mi accorgo che avete una felice attitudine al verseggiare: ma verba, verba praetereaque nihil (parole, parole, e nient'altro). Voi dovete imparare a condensar le idee: condensare, ragazzo mio, è il gran segreto dell'arte. Ed ecco qui il gran maestro che ve lo deve insegnare. Leggete Dante dieci volte" soggiunse battendo la mano sopra un volume aperto innanzi a lui "e poi, se avete tempo e volontà, mettetevi pure a far versi; ma non prima, non prima, capite?". Credo di aver capito.
      Così per la novità di queste osservazioni, come per il tono tra il serio e il faceto, col quale mi furono fatte, mi trovai sconcertato e fuori d'equilibrio; di maniera che appena potei farlo decentemente, m'alzai per andarmene. "Ebbene, ragazzo mio" mi disse, dandomi una forte stretta di mano, "se voi potete tollerare che vi si dica senza tanti complimenti qualche onesta verità, e non ve ne avete troppo a male, venite a farmi spesso una visita, e non vi adirate, se di quando in quando vi darò qualche spronata: è tutto pel vostro bene. Ed ora addio!".
      Quando, uscito di casa, fui nella strada, sentii che non passeggiavo per la città con la stessa baldanza di mezz'ora prima. Le parole di mio zio avevano prodotto sopra di me l'effetto di un secchio d'acqua fredda sopra un uomo in piena traspirazione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Giovanni Provvidenza Dante