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      Ma ormai la rincorsa era stata presa ed io non potevo arrestarmi: per ciò mi diressi alla Madonna delle Vigne, la chiesa di moda, dove sentii la messa del tocco, la messa di moda. Allora mi aggiunsi alla turba degli zerbini, che in doppia fila aspettavano ai lati della porta che le signore uscissero di chiesa, per fare i confronti e dare i loro giudizi. Al vedere, la fama delle mie glorie non era giunta ancora in quella parte della città. Io non feci né caldo né freddo: nessuna signora, giovine o vecchia, arrossì o svenne nel vedermi; neppur uno che facesse il più piccolo segno di curiosità, di simpatia, o di meraviglia; nessuno si accostò per dirmi: "Siete voi quel giovane che ha riportati tanti premi? Io vi ammiro!", o qualche cosa di simile. Passeggiai per le vie Balbi, Nuova e Nuovissima, e la sera andai incontro all'Acquasola, il pubblico passeggio frequentato dal mondo elegante. V'erano due bande militari che suonavano, e una folla immensa: ma neppure uno fra tanti parve facesse attenzione a me o alla mia giubba color marrone o ai miei calzoni celesti chiari. E quando la sera me ne tornai stracco e scoraggiato a casa, non trovai che avessero mandato per me né l'Arcivescovo, né il Governatore.
      Il giorno dopo cominciai da capo e continuai per qualche altro giorno, ma con lo stesso risultato. Le sole avventure che ebbi nelle mie passeggiate non furono davvero le più acconce per accrescere la grande opinione che avevo di me. Una volta attaccai briga con due ragazzi, che ardirono ridermi in faccia, chiamandomi scimmiotto, e minacciarono di rompermi sulle spalle la mia propria mazzetta.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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