Pagina (137/471)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Una tazza di caffè a colazione: a desinare la nazionale minestra asciutta di maccheroni o di altra pasta italiana, poco cotta e condita con sugo e con cacio parmigiano; un piatto di carne o di pesce, un'insalata, frutta e formaggio. A cena un piatto d'erbe cotte e condite con olio e aceto, e niente più. Questo era il suo ordinario, dal quale non si partiva mai, ma che non imponeva agli altri: per lo che i suoi ospiti, che erano però molto rari, trovavano sempre in casa sua una tavola eccellente. E in qualche solenne occasione, come a dire nel suo giorno natalizio, ci dava un pranzo veramente principesco, tanto per la squisitezza dei cibi e dei vini, quanto per lo sfoggio della biancheria, delle stoviglie e dell'argenteria.
      Puntuale e preciso, come una cambiale accettata!
      mi disse lo zio, che era la puntualità in persona, alzandosi e stringendomi la mano: "Ecco una perla di ragazzo. Un minuto e trentasette secondi alle due". Non l'aveva finito di dire che il vicino orologio di Banchi batteva le due. "Non badate a quel vecchio pazzo", soggiunse con disprezzo: "il mio buon amico qui", e dava un'occhiata all'orologio di tartaruga, "il mio buon amico qui non mi ha mai fallito d'un secondo. Marta! Marta!", chiamando ad alta voce la vecchia cuoca; "non v'affrettate, che avete ancora un intero minuto e mezzo di tempo". Il minuto e mezzo era appena passato, che la minestra fu in tavola, e incominciammo a desinare.
      Era questa la prima volta che desinavo da solo a solo con lo zio. Dovevo dirgli quella tal cosa importante; ma non sapevo se dovessi entrar subito in discorso, oppure aspettare di averne l'invito.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





Banchi