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      A forza di risparmi aveva accumulato un po' di denaro. Che, con grandi stenti, avevamo cambiato in tante piccole monete tutte nuove e luccicanti del valore di quattro soldi ciascuna, e coll'effige di Maria Luigia, duchessa di Parma. Questo tesoro solevamo nasconderlo in ogni ripostiglio, spesso cambiando luogo, come se qualcuno ce lo avesse potuto rubare. Un giorno ci venne in testa di sotterrarlo. Nel terrazzo della casa c'era una cassetta di fiori, dentro alla quale facemmo un buco per riporvi le nostre monete. Nella notte venne una pioggia così dirotta, che portò via una gran quantità di terriccio e la maggior parte del nostro tesoro. Quale non fu la mattina seguente la nostra costernazione, specialmente quella di Cesare, che durante la notte aveva scoperto che ci bisognava una gran quantità di seta incerata per comporre le nostre ali! Ma senza fondi che cosa potevamo fare? Così, per mancanza di denari, fummo costretti a fare a meno delle ali.
      Una volta Cesare portò a casa le Mille e una notte. Noi le leggevamo giorno e notte. Visioni di califfi, principesse, palazzi d'oro, caverne sotterranee, monti di diamanti, ecc., volteggiavano intorno a noi e ci davano il capogiro. Non parlavamo d'altro; e tanto c'eravamo infatuati in quel mondo fantastico, che non distinguevamo più il limite che separa la finzione dalla realtà. Quanto a me confesso che non disperavo neppure di scoprire un giorno o l'altro una botola che mettesse in un sotterraneo pieno zeppo di diamanti grossi come uova, e in cui fosse tenuta prigioniera qualche principessa.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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