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      Avevo bisogno d'una principessa, perché le donne, che vedevo tutti i giorni, erano così lontane da quell'ideale che m'ero dipinto nella fantasia, che non avrei alzato neanche un dito mignolo per ottenere la più bella di loro. A forza di cantare il crin d'oro e le labbra di corallo di Nice e di Amarilli, avevo finito col prendere la cosa alla lettera e mi ci fondavo. Su questo punto Cesare era molto differente da me, e spesso mostrava per certe donne la sua ammirazione, alla quale mi dispiaceva di non poter partecipare, e che non giungevo neanche a comprendere. Il povero Alfredo, che era affatto sprovvisto d'immaginazione, ci guardava stupefatto, e credeva di sognare quando ci sentiva discorrere di stanze sotterranee, di principesse e di palazzi incantati, come tanti articoli di fede.
      Un giorno credetti davvero di aver trovata la traccia di quell'abitazione sotterranea da tanto tempo sognata. In una delle nostre passeggiate lontane dalla città, ci mettemmo a sedere sotto uno dei bastioni di un'antica fortezza. In quella muraglia corrosa dal tempo era una buca più larga delle altre, ingombra di pietre e di rovi. Io mi apersi una strada attraverso quei rovi e mi diedi a rimuovere le pietre che v'erano ammonticchiate. Nel far questo, incontrai con la mano il collo d'una bottiglia rotta, dentro la quale era una lesina: magro tesoro in verità! Ma ben presto scopersi il collo di un'altra bottiglia, e, oh gioia!, vi erano dentro due magnifiche perle orientali! Subito chiamai Cesare ed Alfredo.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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