Portai al Segretario tutte le mie carte, ma ancora non erano finiti i disturbi. Mi fu detto che le autorità universitarie non riconoscevano la firma degli ecclesiastici, se non era vidimata dalla Curia arcivescovile. Ed io me ne andai alla Curia, dove un brutto signore con una figura di rospo e con gli occhiali d'argento pose in regola i miei attestati mediante una tassa di diciotto soldi per ogni vidimazione; ed a me ce ne volevano cinque! Questo piccolo tributo, imposto a centinaia di studenti almeno quattro volte all'anno, era una buona fonte di guadagno per la Curia arcivescovile; e questo, cred'io, era l'unico motivo della vidimazione voluta. Così autenticate, le carte finalmente furono accettate, e il Segretario mi disse che la sera dovessi essere alle otto in casa del signor Merlini, il Commissario di quel mese, da cui i miei documenti sarebbero stati definitivamente esaminati. Soltanto la firma del signor Merlini poteva aprirmi le porte dell'Università.
Era costui uno dei membri più autorevoli della così detta Giunta provinciale della pubblica istruzione alla quale era confidato il governo della Università di Genova.
I signori della Giunta facevano un mese per uno, sbrigando gli affari correnti ed apponendo le firme necessarie; ma per uno o per altro motivo toccò sempre al signor Merlini ad essere Commissario di mese durante gli anni che io stetti all'Università: la qual cosa mi dette il modo di studiare il suo carattere da ogni lato. Probabilmente i suoi colleghi si erano accorti della incontestabile superiorità di lui nel torturare i giovani, e per conseguenza gli cedevano l'esercizio di quelle funzioni, che egli sapeva così ben sostenere.
| |
Segretario Curia Curia Curia Segretario Merlini Commissario Merlini Università Giunta Università Genova Giunta Merlini Commissario Università
|