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      Menava una vita di ritiro e di studio, né lo attiravano i divertimenti, comuni ai giovanotti della sua età. I suoi libri, il suo sigaro, il buon caffè, e alle volte una passeggiata in luoghi solitari, raramente il giorno, molto spesso di notte e al lume di luna, erano i suoi unici divertimenti. La sua morale era irreprensibile, i discorsi castigati. Se qualcuno dei compagni si fosse permesso qualche lazzo o una parola di dubbio significato, Fantasio (che Dio lo benedica!) lo riduceva al silenzio con una parola di effetto sicuro: tanta era l'autorità che la purezza della vita e una incontrastabile superiorità d'ingegno gli avevano procacciata!
      Era versatissimo nella storia e nella letteratura non solo d'Italia, ma anche delle altre nazioni. Shakespeare, Byron, Goethe, Schiller gli erano familiari quanto Dante e l'Alfieri. Magro e gracile di corpo, aveva un'anima infaticabilmente attiva. Scriveva molto bene, così in versi come in prosa, e non v'era genere di componimento in cui non si fosse provato: saggi storici, critiche letterarie, tragedie, ecc., ecc. Appassionato amatore di ogni forma di libertà, l'anima sua fiera spirava un indomabile spirito di rivolta contro ogni tirannia ed oppressione. Buono, affettuoso, liberale, non negava mai i suoi consigli e servizi, e la sua libreria riccamente fornita, come pure la sua borsa sempre piena, erano a disposizione degli amici. Forse si compiaceva un po' di far mostra della sua potenza dialettica a spese del buon senso, sostenendo qualche volta dei paradossi stravaganti.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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