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      Perché ella non possa ignorarlo, secondo gli ordini ricevuti, ho l'ordine di farla di ciò avvertita per mezzo della presente, che sarà consegnata nelle sue proprie mani
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      Il Segretario
      della R. Università di Genova"
      Illustrissimo Padrone Colendissimo
      Signor LORENZO BENONI, studente di Legge"
     
      Un N.B. spiegava chiaramente che i tre mesi di vacanza, allora vicini, non s'intendevano compresi nei nove mesi di esclusione a cui ero condannato, e che il tempo sarebbe spirato col primo lunedì di giugno dell'anno seguente.
      Rimasi come fulminato. Che razza d'imbroglio può esser mai questo? Perduto l'anno? E perché? Mi fregai gli occhi sperando di riscuotermi da un cattivo sogno. Lessi di nuovo l'indirizzo della lettera per accertarmi se mi fosse stata recapitata per errore. V'era scritto proprio il mio nome e cognome, l'indicazione della strada e il numero della casa. Qual delitto dunque avevo potuto commettere senza saperlo? Avevo, è vero, sulla coscienza un recente peccatuccio, che dirò fra poco: ma supposto che fosse stato risaputo, al più avrebbe potuto fruttarmi una passeggera ammonizione. Volai in Segreteria: così almeno, dissi fra me, saprò perché son punito. Forse c'è qualche equivoco, che potrò spiegare: forse riuscirò a scolparmi interamente. In fondo del cuore sentivo bene che ciò non poteva essere. Avevo imparato a conoscere per esperienza molto lunga, che un'ingiustizia, anche riconosciuta, non è mai riparata. Ma il cuore dell'uomo è fatto così; che per confortarci a sopportare una disgrazia, sentiamo come per istinto il bisogno di abbandonarci a false speranze.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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