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      Era troppo presto, e il Segretario non era ancora in uffizio. L'aspettai in istrada per esser sicuro della sua venuta. Finalmente arrivò ed io feci con lui le scale, e con una finta tranquillità d'animo, smentita però dal tremito della voce, domandai che mi dicesse quale fosse stata la mancanza per cui venivo punito colla perdita dell'anno: "Chi può saperlo meglio di lei?" rispose bruscamente, e continuò la sua strada: ma io non potevo lasciarmelo scappare, e lo seguitai. "In fede mia, le giuro che ne so meno d'un bambino non ancor nato; ma se io sono punito, è giusto che ne sappia almeno il motivo. Il più grande malfattore del mondo ha il diritto di sapere perché è mandato alla forca. I motivi della mia punizione debbono risultare certamente dal verbale della seduta della Giunta in data di ieri l'altro. Questo verbale domando di vederlo, e lei non può rifiutarsi alla mia domanda".
      Ciò è impossibilemi rispose egli: "le sedute della Giunta sono segrete, e far vedere il verbale sarebbe per me una grave mancanza ai miei doveri". Con queste ragioni il Segretario mi chiuse in faccia la porta del suo uffizio, fino alla quale l'avevo seguitato.
      Scesi a precipizio le scale dell'Università in uno stato difficile a immaginarsi, quando m'incontrai in un compagno di scuola: "Che cosa hai?" mi domandò; "tu sembri tutto sconvolto".
      E c'è la sua ragionerisposi. "Sono espulso dall'Università per un anno e non posso sapere il motivo".
      Poteva andarti peggioriprese lui; e mi disse il nome di due studenti cacciati via per sempre, e di alcuni altri espulsi come me per un anno.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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