In un Governo come questo è inutile dire che non poteva esser questione di libertà di stampa. Tre gazzette ufficiali, una a Torino, una a Genova ed un'altra a Chambéry, erano tutta la stampa politica del paese. Queste gazzette riferivano i decreti del Governo, i ricevimenti a corte, e quelle tra le notizie straniere che le autorità permettessero. Pochi i libri pubblicati, eccetto le opere puramente scientifiche e qualche insulsa novella. La censura teatrale era divenuta così assurda, da cancellare la parola libertà in un coro della Norma, sostituendovi la parola lealtà. Mi ricordo a questo proposito d'un curioso aneddoto. Il signor Ronconi, un famoso baritono e molto benvoluto dal pubblico, avendo dimenticato nel calore della esecuzione l'emendamento suddetto, fu messo in prigione per tre giorni, affinché rendesse migliore la sua memoria. Non molto tempo dopo, cantando nell'Elisir d'amore, quando fu al verso allusivo ad un contadino che si era arrolato, vendé la libertà, si fé soldato, egli, da quell'abile buffo che era, alterò il verso dicendo: vendé la lealtà, si fé soldato. Questa variante fu ricevuta con gran plauso dal pubblico che accoglieva sempre con molto favore tutto ciò che odorasse di opposizione. Il giorno dopo il povero cantante fu chiamato dal Direttore di polizia per aver detto che si poteva vendere la lealtà; al quale il Ronconi rispose facendogli notare che pochi giorni avanti gli era stata insegnato in un punto facile a dimenticarsi, che la lealtà doveva semplicemente sostituirsi a libertà. L'affare non ebbe altra conseguenza; ma fece ridere non poco tutta Genova a spese del Governo ed accrebbe molto la popolarità di Ronconi.
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