Torniamo al discorso. I soli giornali stranieri che fossero permessi erano La Gazette de France e La Quotidienne, due periodici ultrassolutisti. La legge puniva chiunque avesse introdotto un libro o un giornale avverso ai principi della monarchia, con due o tre anni di lavori forzati; in certi casi anche colla morte, e con due anni chiunque avesse ricevuto per la posta uno o più di tali libri o giornali senza consegnarli all'autorità. Cento scudi era il premio del latore.
Il mestiere delle spie e dei refendari era in gran fiore: i quali si gettavano sulla società come le mosche sulle carogne. Ne abbondava ogni ceto di persone ed ogni mestiere. La polizia segreta era il rifugio di tutti i veterani della dissolutezza e del delitto. Molti di loro, sdegnando ogni maschera, facevano pompa della propria infamia, ed esercitavano il mestiere nella piena luce del giorno. La Piazza Nuova accanto al Palazzo ducale in Genova era il luogo di ritrovo di questi sciagurati. Là si riunivano in molti a certe ore del giorno, formando piccoli capannelli, e correndo su e giù in aria di gran faccendieri, con fastidio e disgusto dei galantuomini. Le loro vittime erano specialmente i piccoli commercianti, ai quali imponevano una specie di tributo colla minaccia di denunciarli come liberali. Il capo riconosciuto di tutti costoro era un tale, del cui nome non voglio insozzare queste pagine, ma che sarà subito riconosciuto da tutti quelli de' miei concittadini che potranno leggerle, quando dirò che nel 1845 o 1846 fu processato e convinto d'assassinio condannato alla galera a vita.
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La Gazette France La Quotidienne Piazza Nuova Palazzo Genova
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