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      Capii l'allusione e i miei baffi in germoglio caddero sotto il rasoio. Dodici mesi dopo, essendo ricomparsi più folti di prima, il Direttore di polizia fu tanto gentile da farmi sapere, per bocca di mio padre, che se io non me li fossi tolti spontaneamente, me li avrebbe fatti togliere per forza: un complimento molto semplice e non senza esempi precedenti. Due carabinieri vi ghermivano per le braccia, vi cacciavano in una barberia e stavano lì finché non fosse finita l'operazione. Bisognò dunque dire addio ai baffi.
      I miei studi ed anche quelli del mio fratello Cesare sono oramai prossimi alla fine. Sebbene ammesso all'Università un anno dopo di me, Cesare mi aveva raggiunto durante il tempo della mia sospensione. Fra un anno Genova avrà un altro avvocato senza clienti e un altro medico senza malati.
      In questi due ultimi anni Cesare si è fatto veramente un uomo. È meno alto di me, ma assai più traverso e robusto; il colore della salute gl'imporpora le guancie; le sue fattezze non sono molto regolari, ma nel tutto insieme piacenti: ha bocca graziosa, bei denti, ed una folta capigliatura castana gli ombreggia la fronte ampia e ben fatta. Io poi ho un colorito assai bruno e pallido, son troppo sottile per la mia altezza, che passa la media statura, e il mio volto, nello stato di riposo mostra un'impronta di languore, dolorosa a vedersi in uno così giovane, ma facilmente si anima e si muta in meglio. L'unica mia bellezza, se pure possa dirsi bellezza una cosa tanto comune in Italia, è una profusione di capelli folti e nerissimi.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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