Ciò fatto, prese commiato dagli amici di Toscana, convenendo con loro che, se le pratiche di Bologna avessero condotto a qualche risultato, essi lo avrebbero tenuto informato; e che d'altra parte, se in quel frattempo gli fosse riuscito di mettersi in comunicazione coi Carbonari di Genova, ne avrebbe dato loro avviso. È appena necessario di dire che al suo ritorno da Firenze lo accogliemmo a braccia aperte per congratularci con lui.
Non dimenticherò mai l'accento di trionfo col quale egli, appena smontato di carrozza, ci disse: "L'Eteria italiana è trovata!".
Nonostante ciò, ebbe troppa fretta a gridar vittoria: poiché con tutto il nostro ardore, col quale, tanto egli quanto noi, cercammo di questa Eteria italiana, non potemmo riuscire mai a scoprirne una traccia.
Questa cosa, invece di condurci a concludere che i Carbonari non esistevano o che almeno non davan segno di vita in Genova, accrebbe la nostra fede e riverenza per una associazione così formidabile, la quale sapeva nascondersi tanto bene che, quantunque diramata dappertutto, pure non lasciavasi scoprire in nessun luogo.
Il Carbonarismo nacque, come tutti sanno, nel regno di Napoli, durante gli ultimi anni della occupazione francese. Alcuni liberali, fuggendo le persecuzioni del Governo straniero, si erano rifugiati nelle montagne degli Abruzzi, dove non avevano altro mezzo di sostentamento che quello di fare il carbone. Di qui il nome di Carbonari, e quello di Vendita dato alle diverse frazioni dell'Associazione. Re Ferdinando, che si era a quel tempo ritirato in Sicilia, trasse profitto dai sentimenti nazionali della setta, la incoraggiò con tutte le forze, e andò tant'oltre da iscriversi anch'esso alla medesima.
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