In quel tempo il Carbonarismo si era diffuso per tutto il Napoletano, e di lì per l'Italia intera. Le rivoluzioni di Napoli e del Piemonte del 1821 furono opera dei Carbonari, sebbene da vari anni innanzi fossero fieramente perseguitati, e sopra tutto da quello stesso re Ferdinando che era da loro stato rimesso sul trono. Papa Pio VII l'aveva colpito di scomunica, e il solo appartenervi era punito con la morte. Un rigore così mostruoso, non che diminuire, aveva invece accresciuto il fascino della setta. Un'aureola di fosca poesia circondava questi esseri eccezionali, che la popolare immaginazione dipingeva tenere le proprie adunanze alla mezzanotte, per entro alle selve ed alle caverne, e perseverare nella loro opera misteriosa, per nulla intimoriti dai fulmini del Vaticano o dalla vista del patibolo.
Noi non avevamo altra speranza che negli amici di Toscana, e questa non ci venne meno. Tre mesi dopo il ritorno di Fantasio, due giovanotti con una commissione per lui battevano alla porta di casa sua. Le notizie che portavano erano in parte buone e in parte cattive. Le pratiche con la Vendita di Bologna avevano avuto un ottimo risultato. Il Carbonarismo era stato fondato in tutta la Toscana e stabilite le Vendite nelle città principali; ma un ordine espresso della Madre-Vendita di Bologna ne restringeva l'azione alla sola Toscana, con rigoroso divieto di estenderla altrove. Ciò era necessario, dicevano essi, per essere sicuri della segretezza e della unità. Ogni provincia aveva il suo centro d'azione, ristretto dentro i propri confini, e senza alcuna comunicazione con quelli delle altre province italiane.
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