La sola Vendita Suprema di Parigi aveva in pugno tutte le fila dei vari centri, con facoltà, quando lo avesse creduto opportuno, di metterli in comunicazione fra loro. Perciò i nostri amici toscani non potevano far nulla per noi, eccetto che mandarci il nome e il recapito di uno dei membri più autorevoli della Vendita di Bologna. I due giovani delegati non avevano alcun mandato per i buoni cugini (altra denominazione dei Carbonari) genovesi; ma essi erano certi, dicevano, che l'opera progrediva in Genova come altrove; perché la setta era dappertutto.
Che cosa dovevamo fare? Non vi era che una via per rompere l'incantesimo: andare a Bologna. Fantasio risolvette di andare e chiese un passaporto. L'avere un passaporto era in quei tempi un affare di Stato. "Quali interessi particolari aveva egli in Bologna?". Rispose che i suoi affari erano: prima, di vedere quella famosa città, poi di esaminare e collezionare alcuni preziosi codici della Divina Commedia, che potevano trovarsi soltanto nella biblioteca dell'Università di Bologna.
Se i suoi affari non erano più urgenti di questi, poteva aspettare. Bologna e la Biblioteca della Università non sarebbero scappate da un giorno all'altro. L'anno scorso era andato in Toscana, non è vero? Sarebbe stato meglio, per allora, rimanere a casa e riposarsi
. Così all'arbitrio si aggiungeva la derisione. Fantasio dovette restare e mordere il freno.
Cesare, lo Sforza ed io fummo presentati con pochi altri ai due emissari della Toscana il giorno innanzi alla loro partenza.
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