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      Forse io manco 1 mio dovere e dico anche troppo; ma non posso resistere più a lungo".
      Nel corso della giornata, Fantasio mi prese a quattro occhi e mi disse: "Tu l'hai indovinata: abbi un po' di pazienza. È una dilazione di pochi mesi: v'è un'obiezione rispetto all'età. Ma vedremo e la spunteremo. Frattanto sta' di buon animo, e sopratutto metti insieme del denaro". Dunque ero troppo giovine! Che disgrazia! Avrei dato volentieri uno, due, dieci anni della mia vita per avere l'età richiesta.
      Da quel momento ogni nube tra i miei giovani compagni e me si fu dileguata. Restrinsi le mie spese; fumai meno; divenni avaro e mi preparai nella meditazione e nel silenzio ad essere iniziato a quei misteri che bramavo, e che pur quasi temevo di conoscere.
     
     
      CAPITOLO XXIII
     
      Iniziazione. Sogni ridenti. Dubbiezze.
      Mire molto alte e disinganno finale
     
      I mesi passavano: l'autunno aveva ceduto il luogo all'inverno, le noie della vita universitaria erano sottentrate ai dolci ozi della campagna, ed io stavo sempre aspettando. Nessuna notizia sul grande affare ricevevo né da Cesare né da Fantasio: appena a quando a quando una parola d'incoraggiamento.
      Ultimamente però Fantasio aveva desiderato di sapere quanti denari avessi messo da parte, avvertendomi di cambiare l'argento in oro e di portarlo sempre meco "perché" diceva "tu puoi esser chiamato da un momento all'altro, e farai bene a tenerti pronto all'appello per quando l'ora sonerà". Ripetè quest'ultima frase diverse volte e vi fece una particolare sottolineatura.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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