Avrei voluto fare una passeggiata, ma pioveva forte; perciò me ne andai a casa e a letto.
Ero così agitato che non potei chiuder occhio. La scena, di cui poco fa ero stato uno degli attori, mi aveva fatto una profonda impressione per la sua semplicità. Mi era stato detto che i Liberi Muratori e i Carbonari amavano circondare le loro iniziazioni di un certo apparato di fantasmagorie a fine di colpir fortemente la fantasia dell'iniziato; perciò mi aspettavo almeno un gran consumo di formule simboliche e di pugnali snudati. In ciò fui gratamente disingannato. Nulla di tutto ciò nel mio ricevimento, nulla che non fosse semplice e dignitoso al tempo stesso. Erano appunto questi gli uomini seri, e senza darsi molto da fare. Il domino più alto aveva fermato la mia fantasia: ero curioso di sapere chi mai potesse essere. Certamente uno dei capi, a giudicarne dall'ossequio che gli altri gli mostravano. Ma chi era egli? Il suo italiano era assai più schietto e armonioso di quello comune ai Genovesi, e nel medesimo tempo meno affettato del parlar dei Toscani. Avrei detto che fosse un romano. E il quartiere in cui ero stato introdotto non apparteneva a lui? In questo caso doveva essere un uomo ricco e della prima classe sociale, poiché i mobili della stanza, in cui era avvenuta la mia iniziazione, erano di una ricchezza ed eleganza maggiore di quella che il medio ceto de' miei concittadini, anche facoltosi, solesse permettersi. Per esempio, il camino acceso era una usanza esclusivamente aristocratica, imitata da ben pochi borghesi, sebbene danarosi.
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