Due mesi erano scorsi dal giorno della mia affiliazione ed alla domanda cinquanta volte ripetuta: "Vi sono ordini per me?" Fantasio aveva sempre risposto con una scrollatina di spalle. Cominciavo a infastidirmi e a mormorare: non già che vacillasse punto la mia fede sulla estensione del potere della setta; ma quell'esser messo da parte, con tutta la mia buona volontà, come un oggetto inutile, mi pareva un'umiliazione non meritata. Cesare poi, che sebbene più anziano di me nell'Ordine, almeno di quattro mesi, pure era trattato nello stesso modo, se non mi dava chiaramente ragione faceva tuttavia intendere per mezzo di gesti significativi che la pensava come me. Neanche Fantasio era soddisfatto; ma per timore di offendere la disciplina si sforzava di nascondere il proprio malcontento: "Un po' di pazienza, e vedrai. Uno dei Cugini, un viaggiatore, è arrivato da Parigi, portatore di ordini definitivi" soggiungeva egli in tono misterioso. Ero molto lieto che il Cugino avesse fatto un buon viaggio, ma avrei voluto per me qualche cosa di più sostanziale.
Ma una mattina a buon'ora venne a trovarmi Fantasio con un'aria molto allegra e coll'animo sollevato: "Non te lo dicevo io, uomo di poca fede? Ho un ordine per te". A questa parola "ordine" drizzai le orecchie come un cavallo da guerra, lasciato molto tempo in riposo, al suon della tromba: "Finalmente!" esclamai, tirando un gran sospiro di soddisfazione, "e che c'è di nuovo?". "C'è che tu devi aver la bontà di venire stasera alla mezzanotte al ponte Carignano, dove ci troveremo tutti". "Che Dio ti benedica". "Tutti veramente, domandai io, ed a qual fine?
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