Camminavo diritto al naso senza alcuna direzione come un sonnambulo, ma con passo molto affrettato, come portassi un messaggio di vita o di morte. Vedevo delle forme umane muoversi intorno a me come in una nebbia, senza distinguerne alcuna. Finalmente m'accorsi ch'ero all'aperta campagna e tutto solo; allora rallentai il passo ed entrai per una via solitaria.
Eravamo ai primi d'aprile: il cielo era limpido, fresca la verzura, il sole sfavillante. Non più tardi del giorno innanzi tutto mi sembrava freddo e invernale. Quale sorprendente cambiamento! Salve o dolce natura! Io non ti aveva tanto ammirata, né così intensamente sentita, come in questo momento. Sei tu veramente divenuta più bella, od è la gioia del mio cuore che ti colora di così magnifiche tinte? Un sentimento d'infinita dolcezza m'inondava tutto; amavo infine le giovenche le quali stavano quietamente pascolando ai raggi del sole. Una vecchia mi stese la mano chiedendomi l'elemosina. Aveva il marito allo spedale e lei non aveva da vivere. Queste parole sonarono al mio orecchio come una stonatura e quasi come un rimprovero. In un giorno come quello non dovevamo esser tutti felici? "Qua buona donna!" e le detti quanto avevo. Se fossi stato ricco, le avrei assicurato il pane per tutta la vita: certo che l'avrei fatto, e glielo dissi. Mi guardò in atto di ringraziamento e di meraviglia. "Che bella giornata, eh, donnina?". "Bel tempo, gnor sì, per le sementi, purché duri" mi rispose tentennando la testa... "Purché duri! e perché no?
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