Alfredo era all'ordine.
Corbezzoli!
disse vedendomi: "Che bel fiore!". È una bella camelia, non è vero?". Uscimmo, e dieci minuti prima delle quattro eravamo all'Acquasola. Era di domenica, e il viale a destra, il più frequentato di tutti, formicolava di gente. Passeggiammo su e giù parecchie volte, fissando io in faccia delle signore per la prima volta, ma senza alcun risultato.
A mano a mano che ci avvicinavamo alla sera, il numero delle persone nella passeggiata cresceva, e la mia rassegna addiveniva sempre più difficile in mezzo a sì gran folla. Fortunato me! Come mi osserva quella biondina col vestito celeste! Voltai trascinando Alfredo dietro a lei. Non avevamo fatto cinquanta passi, ed oh! che occhiata mi lancia quella brunetta col passo d'una Giunone! Un altro giro rapido come quello d'un momento prima, trascinando Alfredo dietro i passi della bella dagli occhi neri.
La seguiamo, la sorpassiamo, la lasciamo passare. Non è lei. Non aveva fatto segno neppure di volgersi alla mia parte. Andiamo un poco a vedere nel viale a sinistra, meno frequentato. Sicuramente, ora che ci penso, la mia sconosciuta deve essere là a passeggiare: amore non ama la folla. Passeggiamo su e giù per quest'altro viale.
Invano aprivo il mio abito, invano mettevo più che potessi in vista la mia camelia: nessuna delle belle faceva attenzione ad essa ed a chi la portava. "Se tornassimo nel viale a destra? C'è tanta polvere qui". "Come ti piace", rispose Alfredo con una rassegnazione angelica. Passarono le sei, e neanche il più piccolo indizio della mia misteriosa amica.
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Acquasola Alfredo Giunone Alfredo Alfredo
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