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      Sediamo un poco e guardiamo la gente che passa
      . Ci eravamo appena messi a sedere, che la brunetta passò vicino a noi e mi fissò un'altra volta. "Senza dubbio è lei". E da capo dietro alla medesima. "No, no, non è lei, seppure non è un vero Tiberio di dissimulazione in gonnella". Così continuammo finché venne la notte. "È finita! Non resta alcuna speranza. Io son nato per provare il supplizio di Tantalo".
      Passò una settimana, due, tre e nulla di nuovo! Che può fare un uomo in questa condizione, se non scrivere sonetti? Così fece il Petrarca, e così feci io. Ma il Petrarca aveva un gran vantaggio sopra di me, che spiega benissimo perché i suoi versi valessero più de' miei; voglio dire che egli conosceva a puntino il colore degli occhi e dei capelli e il numero delle sillabe che componevano il nome della donna da lui cantata, mentre io ignoravo tutti questi particolari.
      Ciononostante scribacchiavo e scribacchiavo, e avrei durato fino ad oggi, se un nuovo biglietto non veniva a fermarmi. Grazie a Dio, questa volta non c'era alcuno sproposito. È vero che la lettera era molto corta:
      La camelia bianca mi fece molto piacere, e ve ne ringrazio. Se domattina alle nove andate alla chiesa dei Cappuccini, troverete ad una delle estremità dell'ultima panca un ricordo della vostra sconosciuta amica. Addio
      .
      Queste poche righe mi costarono il sonno di una notte.
      Andai la mattina seguente alla chiesa, e trovai nel luogo designato un bel mazzetto di camelie rosse e bianche, le quali con le loro foglie componevano i tre colori italiani, bianco, rosso e verde.


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Lorenzo Benoni ovvero scene della vita di un italiano
di Giovanni Ruffini
pagine 471

   





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