In quel frattempo, non essendo migliorato, pensai di consultare un medico, il quale mi disse che era cosa di nessuna conseguenza, ma ordinò i bagni di mare. Dovevo fare il bagno due volte al giorno, la mattina e la sera, ed ero perciò rimasto in città. Passò del tempo, e Lilla entrò nelle smanie. Le scrissi per rassicurarla, e credetti che fosse il meglio raccontarle minutamente come stava la faccenda. La risposta non si fece aspettare. Essa, diceva, era addolorata, mortificata, sdegnata della mia mancanza di fiducia in lei. Difatti, potevo io supporre che questo caso potesse avere alcuna influenza sopra il suo affetto per me? Era un conoscerla molto poco e un mostrarmi ingiusto verso di lei. Se volevo espiare la mia colpa e ottenere il perdono dovevo andare la mattina seguente alle nove ad incontrarla al giardino.
Fui tanto debole da acconsentire. Lilla rimase colpita dal mio aspetto e non poté fare a meno di mostrarmelo. Me ne accorsi e ne rimasi stizzito. Il nostro abboccamento fu freddo e breve. Tanto io quanto lei ci sentivamo a disagio, e quando ci separammo c'era una nuvoletta fra noi due. Povera Lilla! La colpa non era sua, ma mia. Gli uomini dovrebbero guardarsi bene di offendere quel sentimento di eleganza e di bellezza che è naturale alla donna, e che non si offende mai impunemente. La mia faccia era rossa e gonfia, e una gran parte della mia chioma, l'unica bellezza che avevo, era stata tagliata per ordine del medico. In verità ero così brutto da far paura ad un quadrupede: che meraviglia dunque se Lilla se n'accorgesse?
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Lilla Lilla Lilla
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